venerdì 16 novembre 2007
Firenze: Arte e omosessualita'. Da Von Gloden a Pierre et Gilles
Pensata in origine per Milano e passata alle cronache per la vicenda legata al veto espresso dalla giunta comunale milanese alla sua apertura, la mostra “Arte e omosessualità. Da Von Gloden a Pierre et Gilles”, promossa da Vittorio Sgarbi, curata da Eugenio Viola e organizzata da Artematica, presenta a Firenze 220 opere di 150 artisti, in cui è presente la connessione tra arte e omosessualità, dalla nascita della fotografia ad oggi.
Fino al 6 gennaio, nella Palazzina Reale, è visibile la rappresentazione visiva di soggetti strettamente connessi all'omoerotismo, presente nella storia dell'essere umano dall’antichità, anche se le valenze culturali e i significati sono ovviamente il riflesso di contesti storici e socio-culturali particolari. Già nei vasi greci comapiono scene a sfondo omoerotico e anche nei bassorilievi persiani, agli albori dell'arte orientale come nel Rinascimento italiano e nel barocco.
Ma cosa si intende esattamente per "arte omoerotica"? Se si parte dall'omosessualità di un artista per interpretare la sua opera, la questione si fa complicata, perché la conoscenza dell'orientamento omosessuale dell'autore in genere allerta circa la possibile presenza di una rappresentazione metaforica dell'omosessualità. Il criterio di selezione delle opere in mostra non tiene conto di questo rapporto ma si basa sulle caratteristiche specifiche delle singole opere, individuando, oltre le convenzionali identità di genere, un leit - motiv all'interno di un comune modo di sentire, di esprimere stati d'animo, attitudini, emozioni, senza alcuna pretesa di definire i canoni di uno "specifico omosessuale" nell'arte.
In base a questa divisione alcune opere esibiscono un contenuto apertamente omoerotico, mentre in altre questo si esprime in modo latente attraverso codici specifici, simboli, allusioni, allegorie, metafore. Il percorso va dalle fotografie arcadiche del barone von Gloeden ripercorre a Herb Ritts e Bruce Weber, a Mapplethorpe e Jack Pierson, con uno sguardo all'estetica di James Bidgood recuperata in anni più recenti da David Lachapelle. Tutti artisti che operano ormai in un momento storico in cui è possibile affrontare liberamente tematiche omosessuali, proponendo turbamenti e questioni preponderanti e spesso cruciali per buona parte dell'arte della fine del secolo scorso e l’inizio del nuovo millennio.
Per informazioni
Artematica
Tel. 0422-410886
lunedì 22 ottobre 2007
Viva Toscanini, Maestro del Tempo
Per le celebrazioni dei cinquant’anni dalla scomparsa del Maestro Arturo Toscanini, il Teatro Politeama Pratese ospita dal 16 al 30 novembre 2007 la mostra Viva Toscanini, Maestro del Tempo, progetto ideato e organizzato dal Comitato Internazionale per le Celebrazioni dei cinquant’anni dalla scomparsa del Maestro Arturo Toscanini.
Venerdì 16 novembre, alle ore 21, in occasione dell’inaugurazione della mostra, il grande attore Arnoldo Foà interpreterà sul palco del Politeama la pièce teatrale Io, Arturo Toscanini, realizzata da Piero Melograni tratta dal suo libro Toscanini, la vita, le passioni, le opere per la regia di Giulio Farnese. Un’opera che mette in risalto il rapporto tra Toscanini, gli Stati Uniti d’America e Israele.
L’evento è realizzato grazie al prezioso contributo della Provincia di Prato.
Nei locali appena recuperati al primo piano del Teatro, la mostra, curata da Angelo Bucarelli attraverso un percorso sensoriale e avvolgente, ricostruirà la personalità dell’indiscussa figura del Direttore d’orchestra, del suo carattere così energico, del suo grande talento musicale, del suo mondo, del ruolo che ha avuto nel passaggio da una musica riservata ai momenti e gli spazi dell’esecuzione a quella diffusa e conosciuta attraverso le nuove tecnologie del XX secolo. Oggetti, costumi, opere e spartiti originali, contribuiranno a raccontare gli aspetti più salienti della vita di Toscanini che come scrisse Eugenio Montale “è stato l’uomo, che più di ogni altro sul finire del secolo Diciannovesimo e nei primi del Ventesimo, ha contribuito ad elevare il livello del teatro musicale italiano, mutando e trasformando radicalmente una situazione di fatto che sembrava ormai inguaribile e immodificabile”. Dall’esigenza che i cantanti dovessero essere anche attori, dalla selezione durissima degli orchestrali spostati nel “golfo mistico”, alla cura maniacale del loro abbigliamento, dall’imposizione del buio durante lo spettacolo, a vietare l’ingresso al pubblico a rappresentazione iniziata, all’abolizione dei balletti che accompagnavano le opere, nessun direttore si era mai occupato di tutti questi particolari e le sue messe in scena sbalordirono spettatori e critici per la ricercatezza e la raffinatezza.
Nell’allestimento della mostra si incroceranno, in spazi disegnati dalla luce, diverse proiezioni su schermo tratte dai filmati di archivi istituzionali e privati, selezionati secondo le tesi della mostra con la regia di Roberto Fermi. Farà da corollario materiale fotografico ingrandito e ritagliato che avrà come scopo quello di creare un incontro particolare e forte con la figura del Maestro. Un’inedita sequenza di suoni, in cui si mescoleranno voci, musica, trasmissioni radio e rumori dell’orchestra, arie e canto servirà a creare un suggestivo dedalo musicale che orienterà il visitatore estraniandolo dal tempo presente e trasportandolo nel mondo di Toscanini.
In occasione della mostra, allo stilista marchigiano Vittorio Camaiani è andato l'onore di restaurare il Frac indossato dal Maestro durante i momenti più importanti, e una lunga galleria di costumi ci racconterà inoltre il complesso rapporto del grande direttore con il mondo femminile.
Troveremo anche gli abiti firmati Roberto Devalle per la Turandot, la Butterfly, l’Aida, il Falstaff e la Traviata, tutte opere dirette dal Maestro. Tra i memorabilia presenti, appartenuti a Toscanini, ci sarà la partitura della Salomè con le sue annotazioni in rosso, la sua bacchetta autografata, i suoi cravattini, i suoi occhiali a pinza, il suo famoso poncho che indossava nei momenti di relax, il busto in bronzo raffigurante Toscanini realizzato nel 1920 da Aldebrando Madami.
Viva Toscanini, Maestro del Tempo che ha avuto una prima tappa a Torino presso l’Auditorium Rai (Piazza Rossaro, Torino), intitolato per l’occasione “Arturo Toscanini”, sarà poi ospitata a New York e a Tel Aviv. E’ accompagnata da un catalogo.
Il Comitato Internazionale per le Celebrazioni dei cinquant’anni dalla scomparsa del Maestro Arturo Toscanini è stato creato per celebrare i 50 anni dalla morte, il Presidente è il Maestro Roman Vlad, musicologo di fama internazionale, il Presidente del Comitato dei Garanti è Donna Emanuela di Castelbarco, nipote di Toscanini, il Segretario Generale è Paola Severini, giornalista. Per celebrare il Maestro Toscanini, sono stati organizzati una serie di eventi ad hoc e altri sono in procinto di essere attuati, la lista completa di tutti i membri del Comitato e tutte le informazioni relative alle manifestazioni da questo organizzate si trovano nel sito www.vivatoscanini.it
Le manifestazioni si avvalgono del patrocinio del Senato della Repubblica, del Ministero delle Comunicazioni, del Ministero della Pubblica Istruzione, del Ministero della Giustizia, del Ministero degli Esteri in particolar modo della Direzione degli Istituti di Cultura Italiani all’Estero, dell’Ambasciata degli Stati Uniti e d’Israele, della regione Piemonte, della Provincia di Prato, della Compagnia di San Paolo di Torino, della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma, di Lancia e del Teatro Politeama Pratese.
Teatro Politeama Pratese
Via Garibaldi, 33 -59100 Prato
Tel. 0574.603758 - Fax 0574.445580
Orario: dal martedì al sabato, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 17.00 alle 19.30
Costo biglietto serata Io, Arturo Toscanini con Arnoldo Foà: 15 Euro
Comitato Internazionale per le Celebrazioni dei cinquant’anni
Via Flaminia, 61 – 00196 Roma
Tel. 06.3235172 – Fax. 06.3224699
vivatoscanini@gmail.com
sabato 20 ottobre 2007
Etruschi. La collezione Bonci Casuccini
La rassegna dal titolo Etruschi. La collezione Bonci Casuccini - aperta fino al 4 novembre 2007 - è articolata in due sedi: il Complesso museale Santa Maria della Scala a Siena e gli spazi espositivi del laboratorio archeologico a Chiusi e propone una selezione di oltre 200 opere.
Una grande varietà di reperti: dai sarcofagi ai cippi, dalla statue-cinerario alle urne, da alcuni straordinari esempi di ceramica greca ed etrusca figurata ad una ricca selezione di bronzi, annoverati fra i maggiori capolavori dell’eredità storica ed artistica tramandataci dagli Etruschi.
L’esposizione rende omaggio al principale artefice della raccolta Pietro Bonci Casuccini, nel duecentocinquantesimo anniversario della nascita.
Fu, infatti, proprio Pietro Bonci Casuccini nel corso dei primi decenni dell’800, a metterne insieme il nucleo originario, di cui facevano parte numerosissimi materiali recuperati nei terreni di famiglia. Sculture in pietra tra cui sarcofagi, urne, cippi, statue-cinerario, ceramica greca ed etrusca figurata, ceramiche ellenistiche e bronzi in ragguardevole quantità, per un patrimonio di circa diecimila pezzi, tra interi e frammentari.
Alla collezione, acquistata nel 1863 dal Museo Archeologico di Palermo, dove è tuttora conservata, si sostituì col tempo una seconda raccolta, creata da un pronipote di Pietro, Emilio Bonci Casuccini, che alla fine dell’800 iniziò ad assemblare - ancora una volta con scavi effettuati nei terreni di famiglia - una nuova collezione, oggi conservata nel Museo Archeologico di Siena all’interno del Complesso museale Santa Maria della Scala.
Il percorso espositivo proposto a Siena e Chiusi si snoda lungo due direttrici.
La mostra che ha sede nel Complesso museale di Santa Maria della Scala, ricostruisce la storia della collezione, dalla formazione all’acquisizione da parte dei Musei di Palermo e Siena. Sono qui illustrate e valorizzate le figure che contribuirono alla formazione della collezione ed è esposta una larga parte dei materiali raccolti da Pietro, Emilio e dagli eredi moderni della famiglia.
Trova spazio anche l’odierna collezione di Niccolò Casini, erede della famiglia Casuccini, costituita da pochi, ma significativi esemplari che rimasero di proprietà della famiglia come arredi interni ed esterni della Villa della Marcianella dopo la vendita del primo nucleo a Palermo, e da qualche altro reperto che si andò aggiungendo nel tempo.
Una sezione è dedicata ad importanti reperti, etruschi e non, che facevano un tempo parte della collezione Casuccini, ma che già i collezionisti stessi avevano donato ad altre nobili famiglie toscane o avevano scambiato con reperti appartenenti ad altri, come nel caso di una notevole testa di bronzo, probabile realizzazione pseudo-antica che sembra ritrarre Paride. L’ultima sezione della mostra è riservata alla storia delle vicende familiari Bonci Casuccini attraverso documenti, fotografie, materiali d’archivio.
La rassegna senese si chiude con la ricostruzione della “Tomba del Colle Casuccini”, celebre ipogeo etrusco a più camere, con ciclo di pitture parietali che raffigurano scene di banchetto, giochi funebri, danze e virtuosismi ginnici, realizzato intorno al 460 a. C. per una famiglia principesca di Chiusi. La tomba scoperta nel 1833, attualmente non visitabile per ragioni di tutela e conservazione, fu ricopiata con pitture ad olio in scala da Guido Gatti, pochi anni dopo la sua scoperta. E sarà proprio grazie a queste fedeli riproduzioni che il visitatore potrà fisicamente “entrare” nella tomba ricostruita ed apprezzarne proporzioni volumetriche e giochi prospettici delle scene dipinte.
A Chiusi, nelle sale espositive annesse al Museo Archeologico Nazionale, una sezione importante è dedicata alla scultura arcaica, prodotta dalle botteghe che lavoravano nella stessa Chiusi - l’etrusca Clevsi - tra il tardo VII e la fine del VI sec. a.C.
Della grande produzione dell’epoca è esempio straordinario il cosiddetto Plutone, appartenente alla serie delle statue-cinerario di tradizione chiusina ascrivibili al VI secolo a.C. Si tratta di un pezzo eccezionale sia per iconografia che dal punto di visto stilistico. La statua rappresenta una figura maschile seduta su un trono dalla larga spalliera ricurva. E il busto, cavo, doveva essere stato progettato per contenere le ceneri del defunto.
Orario
Siena, Santa Maria della Scala, Palazzo Squarcialupi
Tutti i giorni compreso i festivi dalle 10.30 alle 19.30
Chiusi presso gli spazi espositivi del laboratorio archeologico
Tutti i giorni compreso i festivi dalle 9.00 alle 20.
Par informazioni
Segreteria Santa Maria della Scala,
Tel. 0577.224811 – 224835 - infoscala@comune.siena.it
Informazioni e biglietteria
infoline 24ore/24: 02.54911